Grande musica, sabato scorso, all’Auditorium Parco della musica: in forma di concerto, si dava Turandot con un cast strepitoso. Un’occasione importante, nel mio calendario da parecchi mesi.
Le aspettative non sono state deluse: io ero a Roma per Sondra Radvanovsky e per Jonas Kaufmann, entrambi debuttanti nei rispettivi ruoli.
La prima è, insieme alla Netrebko, il migliore soprano in circolazione: l’ho ascoltata a Verona in Trovatore, poi a Barcellona in Chenier e a Napoli, due settimane fa, in Donizetti. Una voce potente, un timbro a volte aspro in acuto ma inconfondibile, un fraseggio curato e il perfetto dominio di tutti i registri ne hanno fatto, anche in questa occasione, una Turandot esemplare. Una fuoriclasse, insomma, che lascia il segno: non ce ne sono molti, ma quando li incontriamo siamo felici.
Kaufmann sfigura nettamente, nel confronto. Tutto sommato, credo che tra Otello e Turandot la sua voce trovi, almeno tra le cose da me ascoltate, la migliore collocazione. Ma i problemi sono altri: affaticamento costante, acuti sempre di più presi da sotto e non svettanti come un tempo, mancanza di squillo (non lo si sentiva quasi mai, nelle scene d’insieme), fraseggio tagliato con l’accetta, intonazione spesso precaria (“figlio del cielo, io chiedo d’affrontar la prova” tre volte sempre calante).
Ottimo Pertusi e discreta la Jaho (bene nella prima aria, poi in calo costante), perfetti gli altri. Superbo il coro.
A Pappano va il merito di avere guidato con mano ferma il tutto, in un contesto acusticamente difficile.
Grande serata di gioia e di festa!