Una Tosca d´altri (migliori) tempi è in scena in questi giorni a Bologna.
D´altri (migliori) tempi è la regia di Hugo de Ana: non tra le sue migliori, ma affascinante, con i costumi sempre curatissimi e capace di coinvolgere ed emozionare; d´altri (migliori) tempi è la direzione di Daniel Oren: solo le sue note capacità di fraseggiatore, di accompagnatore del canto e di suscitatore di emozioni hanno permesso di apprezzare la potente partitura pucciniana anche con un´orchestra ridotta a causa del covid, con conseguenti buchi sonori che si sentivano parecchio e penalizzavano la resa generale.
Ho visto due recite: Maria Jose´ Siri canta sempre meglio (anche se qui mi ha convinto meno che come Santuzza o Abigaille): lama tagliente come poche, fraseggio importante, voce molto bella. Nel secondo cast, Svtlana Kaysan si difende bene: voce ampia e sonora, fraseggio interessante, qualche impaccio interpretativo e linguistico.
Roberto Aronica mi è piaciuto molto: certo, non è un trascinatore e dispone di uno strumento tutto sommato modesto; ma lo controlla molto bene, fraseggia (con Oren) accuratamente ed ha acuti sicuri. Anche Mikheil Sheshaberidze è un tenore apprezzabile, anche se qualche problema di emissione gli impedisce di fare uscire completamente la voce e di superare, talvolta, i pur ridotti volumi dell´orchestra.
Il rebus si chiama Erwin Schrott, che qualcuno ha esaltato, altri hanno bocciato. Entrambi, credo, a ragione: la voce è potente e fascinosa, il dominio del palcoscenico, assoluto. Peccato che la parte, almeno alla prima, non fosse conosciuta bene (errori a ripetizioni, frasi saltate, ritardi costanti: cosa che aveva suggerito ad Oren di spostarlo nel secondo cast, ma la malattia di Sgura lo la rimesso in scena per la prima) ed il fraseggio, di conseguenza, risultasse approssimativo. Risulta forse piu´ convincente, tutto sommato, Delibor Jenis, che ha voce e carisma molto più modesti, ma che è calato perfettamente nel ruolo.
Il pubbico fa sperare abbastanza alla prima (un po´ di mondanità, qualche entusiasmo ben piazzato, aria da grande evento), precipita invece nella terza recita serale, con comitive di ragazzi presi evidentemente a saldo che – ignari di quello che vedevano e ascoltavano e con giubbone in platea – appaudivano poco e fuori luogo.