Ho riletto tutto d’un fiato il Decameron. Le emozioni che ho provato – fortissime – hanno confermato l’idea che me ne ero fatto una decina d’anni fa, quando lo avevo letto per la prima volta: si tratta di un capolavoro sommo, da leggere, meditare, assorbire. Gli aspetti che rendono sublime l’opera di Boccaccio sono molteplici. Vediamone alcuni.
In primo luogo, il sorriso e il disincanto che pervade tutte le cento novelle. Sempre, anche nelle descrizioni più tragiche, Boccaccio sbircia da un angolino con il suo sorriso appena accennato, ricordandoci che la vita è un gioco e che il sorriso è l’unica arma per sopravvivere. Come dimenticare, sotto questo aspetto, l’astuzia di Ser Cepparello (I,1), che inganna il frate con una falsa confessione, l’arguzia napoletana di Andreuccio da Perugia (II,5), o la presta parola di Chichibio (VI,4)?
La descrizione, poi, del mondo trecentesco: dalla lettura dell’opera si esce con un’idea chiara di come si vivesse nel mondo di allora, probabilmente molto più libero e libertino di quanto noi, oggi, possiamo immaginare . Le classi sociali hanno – ognuna – i loro vezzi, ma gli uomini, nel complesso, si assomigliano tutti, al di là delle differenze di grado, di sesso e di condizione: tutti uguali, vorremmo dire, perché tutti partecipi dello stesso destino finale, da un lato, e dall’altro tutti partecipanti dello stesso gioco, la vita, in terra.
Certo, i preti, i frati e le monache sono presi di mira in modo particolare e le loro bassezze, astuzie (Frate Cipolla in VI, 10) e trivialità (la badessa di IX, 2) sono un motivo conduttore del libro. Ma come non vedere, anche in questi lazzi costanti, innanzitutto la leggerezza dello sguardo, che accusa ma comprende, irride ma non condanna; e, poi, alla base di tutto, la delusione per l’inadeguatezza degli esseri umani (soprattutto di quelli che, per condizione, dovrebbero rappresentare Dio in terra), rispetto alla grandezza del messaggio cristiano e della religione. Boccaccio non contesta – perché sa che l’essere umano così è sempre stato e così sarà sempre – , ma compiange, non demolisce, ma irride con il suo sorriso pungente.
D’altra parte, il mondo boccaccesco è un mondo socialmente rigido: ognuno ha il suo posto, che va rispettato: i nobili sono nobili, i servi sono servi; gli uomini sono uomini, le donne sono donne. Tutti differenti, perché diversamente allineati nelle umane classificazioni, ma tutti uguali perché uomini, e quindi imperfetti. Pensiamo a VIII, 9, dove non ci sono differenze sociali che tengano e Maestro Simone – dottore e medico – riesce sconfitto e deriso senza riguardi al suo grado. “Tutto nel mondo è burla”, sembra di sentire dire ad ogni riga, anticipando Falstaff.
Prendiamo le donne: ingenue e astute, caste e peccaminose, esse sono, da tanti punti di vista, le vere protagoniste del Decameron. Le donne sono socialmente inferiori all’uomo ma conducono quasi sempre il gioco: pensiamo ad Alibech (III, 10), innocente e lussuriosa allo stesso tempo, a Madonna Filippa (VI,7 : “se egli (il marito) ha sempre di me preso quello che gli è bisognato e piaciuto, io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza?”) o a Peronella (VII, 2). Sono esseri eterei, perfino eroici (X, 10), ma triviali e bassissimi allo stesso tempo (la moglie-cavalla in VIII, 10). Esse rappresentano compiutamente, di fatto, l’essere umano. Anche qui, Boccaccio ne sorride, e noi con lui.
“Tutto nel mondo è burla”, non c’è dubbio. E le cento novelle premono sull’acceleratore, in questo senso, spesso in modo addirittura estremo. Ma la cornice narrativa – l’incontro dei giovani, le regole che reggono le giornate, i canti, le poesie, le preghiere – riequilibra in qualche modo il tutto: leggiamo attentamente – oltre alle novelle – le introduzioni alle singole giornate (soprattutto alla quarta), il proemio e la conclusione e la prospettiva generale cambia profondamente.
“Tutto nel mondo è burla”, quaggiù; ma lassù, per fortuna, c’è qualcuno che regge le fila della nostra follia.
La mia personale selezione:
PRIMA GIORNATA: I, II, III
SECONDA GIORNATA: V, VII
TERZA GIORNATA: X
QUINTA GIORNATA: IX, X
SESTA GIORNATA: IV, VII, X
SETTIMA GIORNATA: II, X
OTTAVA GIORNATA: VIII, IX
NONA GIORNATA: II, VI, X