18. La pausa pranzo

La mattinata era stata intensa e Tino, alle 13, interruppe l’attività per la pausa pranzo. Come faceva tutti i giorni, uscì dall’ufficio e, a piedi, percorse le poche decine di metri che lo separavano dal bar “Beviamoci sopra”, sua abituale meta. Per Lattuci la pausa pranzo era estremamente importante: si rilassava, scherzava, interrompeva lo stress quotidiano. “Finalmente – pensava spesso lasciando l’ufficio – per un’oretta posso ritrovare me stesso ed uscire dalla maschera che il mio ruolo mi impone. Ho proprio bisogno di staccare la spina”.

“Ciao, Tino”, gli disse Pina, la barista. “Ciao! Che bella maglietta che hai oggi…” rispose Lattuci insinuante. In effetti, Pina era una bellissima ragazza, a  cui tutto il quartiere faceva la corte; e Tino non faceva eccezione; anzi, metteva a fuoco con lei quelle che – a suo dire – erano state, da ragazzo, le sue eccezionali arti amatorie. Sistematosi nel solito tavolino in fondo a sinistra, Lattuci prese il giornale che era a disposizione degli ospiti e lo aprì svogliatamente. “Un tramezzino, un trancio di pizza e una coca, per favore”, disse alla ragazza; “facevi prima a dire il solito” , rispose Pina che conosceva i gusti dei suoi clienti ed aveva focalizzato il menu abituale di Tino. Questi continuò a sfogliare il giornale fino a quando il pranzo non arrivò. Non appena Pina gli ebbe lasciato sul tavolo le cose ordinate, Tino iniziò a mangiare, continuando lentamente a leggere il giornale. 

“Hai visto l’Inter, che gol!”, disse rivolgendosi ad un altro cliente abituale, che rispose innescando una discussione sulla domenica precedente, i gol segnati e subiti dalle squadre preferite. Nella discussione – ad un certo punto – si inserì Sofia, una cliente appassionatissima di calcio e tifosa della Roma. “Questa domenica è andata così – disse rivolta ai due – ma vedrete che ci rifaremo presto…”. “Ehi Sofia – disse a quel punto Pina – senti ancora Alberto Trina? Ah…sì, salutamelo molto, quello sì che è un tipo in gamba…che carattere tosto e che capacità…”. Tino sbiancò. Sapeva dell’enorme stima di tutti – e di Pina in particolare – per Alberto, ma era un po’ che non se ne parlava ed egli – in cuor suo – sperava che il ricordo dell’ex fosse sbiadito.

“Vi saluto ragazzi, a domani…”. Lattuci, pagato il conto, se ne andò immediatamente. “Guardatemi bene – pensò uscendo – perché qui dentro non mi rivedrete mai più”. Ma naturalmente, invece, quello continuò a rimanere a lungo il suo rifugio per il pasto di mezzogiorno.

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