20. La palestra

Jimmy era pronto sulla porta dello spogliatoio della palestra “Agorà”. Aspettava – come tutti i lunedì, mercoledì e venerdì – che Tino Lattuci fosse pronto per l’allenamento. Lo seguiva, come personal trainer, da circa un anno, facendogli potenziare, di volta in volta, gli addominali, le spalle, le gambe… Tino era scrupoloso e maniacale, nei ritmi della palestra: tre volte la settimana, due ore serali antistress, fatte apposta per socializzare e vedere gente. Gli piaceva molto e – di fatto – era l’unica cosa che facesse se si esclude il lavoro dell’ufficio e quello della casa. “La mia vita è tutta un lavoro – diceva spesso – per fortuna ho la palestra”. Da qualche anno, poi, avevano aperto “Agorà”, un vero e proprio gigante: tre sale fitness, attrezzi, saune, bagni turchi, centri relax, bar…una vera città nella città. Tino fu uno di primi iscritti e qui, lo dobbiamo proprio dire, si sentiva come a casa sua: conosceva tutti, era conosciuto da tutti, scherzava con tutti, metteva in mostra – insomma – il lato brillante del suo carattere, troppo spesso, negli altri ambiti, negletto.

Quel giorno si sentiva particolarmente in vena e cominciò a parlare con Jimmy, mentre iniziava la leggera corsa di riscaldamento: “Tino – disse l’istruttore – non mi hai mai parlato del tuo lavoro…so che sei dirigente d’azienda, ma esattamente di cosa ti occupi?” – “Sai è molto complicato e difficile…i compiti sono tanti…- disse Tino con il fiato corto, vista la progressione di velocità che stava imprimendo alla pedana – si tratta soprattutto di gestire persone…”. “Ah capisco – ribatté Jimmy – anch’io, quando nel tempo libero alleno una squadra giovanile di pallavolo lavoro con le persone e so cosa significa…”. “no, no – lo fermò Tino – in azienda è tutta un’altra cosa…sei chiamato a rispondere di budget, c’è di mezzo il profitto della società, non si scherza…non è un gioco”, disse ormai sopraffatto dal ritmo serrato della corsa. “Vedi Jimmy – riprese scendendo dalla pedana, dopo 15 minuti di allenamento – io ho un ruolo di estrema responsabilità, le persone, con me, devono dare il massimo e io le riconosco, premio o punisco, per quello che danno…lo sport è più simile ad una cosa artigianale…mi ricorda mio zio che lavora, pensa un po’, senza computer né segretaria, oggi.. ah… ah…no , credimi, l’azienda è tutta un’altra cosa ”. Jimmy non era molto convinto, ma – senza dare troppo peso alla cosa, che invece sembrava coinvolgere così tanto Lattuci – passò oltre.

“Avanti – Tino – mentre fai questa serie di addominali raccontami ancora un po’ come gestisci le persone…”. “Va bene – riprese Lattuci piegandosi con ritmo regolare per 12 volte – vedi, io credo molto in due cose: il rapporto personale trasparente e sincero e le riunioni. E’ questo – per me – il sistema per gestire le persone…io ho un rapporto eccellente e trasparente con i miei collaboratori, ci diciamo tutto guardandoci in faccia…poi le riunioni che faccio periodicamente…sono toste, caro mio, toste veramente…io do la disciplina e sono il faro per tutti…proprio recentemente ne ho fatto una in cui ho introdotto il budget dell’anno prossimo…dovevi sentire che tensione, era palpabile nell’aria…sai – concluse piegandosi per l’ultima volta – se io voglio so essere duro…”. “Immagino, immagino”, concluse l’allenatore.

Terminati i piegamenti, Jimmy e Tino si avviarono verso la sala pesi. Nel corridoio incrociarono Silvio, un altro socio della palestra. “Ciao Tino – disse il giovane – dopo ci beviamo un caffè?”. “Ok Silvio, volentieri”, rispose Tino contento di avere incontrato un viso noto. “Vedi Jimmy – proseguì poi rivolto all’istruttore che lo seguiva un po’spaesato – con i collaboratori spesso bisogna essere così, allegri e simpatici, ma poi, se necessario, bisogna essere in grado di cambiare con rapidità, sempre però in modo trasparente ed aperto”. “Ho capito, ho capito… – chiosò Jimmy sempre più interessato agli argomenti della conversazione –  ma hai anche dei clienti, no? Con loro come va?” Sollevando i pesi per il tricipite, Lattuci esplose: “Non me ne parlare! Quello è il mio vero pane, li ho in pugno, ne faccio quello che voglio…e anche con loro le regole sono quelle…trasparenza, correttezza, ma quando serve decisione…i clienti sono la mia passione…”. 

Avviandosi – dopo una decina di minuti – verso il settore step, Lattuci accennò al suo rapporto con il capo: “anch’io ho un capo, naturalmente…e con lui ho un ottimo rapporto, ci stimiamo a vicenda, ma quando c’è da dirsi qualcosa, non ce la risparmiamo…”D’altra parte – lo interruppe Jimmy –  siete come due direttori d’orchestra…”. “Ma no – ribatté Tino quasi irritato – quella è una bufala enorme…ti ripeto che qui in ballo ci sono soldi, profitti, carriere, è il sale dell’economia, che a sua volta è il sale del mondo…cosa c’entra la fanfara…non facciamo mica musica…noi teniamo in piedi le sorti economiche del mondo, ciò le sorti del mondo tout court”. Conclusi gli esercizi sugli step, i due giovani uomini passarono all’ultima parte del percorso di quella sera, esercizi sulle gambe. Qui Lattuci fece un po’ di fatica. Jimmy, vedendolo affaticato, ritenne di chiudere il discorso e concluse: “insomma te la passi bene…non cambieresti per nessuna ragione al mondo”. “E’ proprio così; anche la concorrenza, sai, non è all’altezza dell’azienda dove lavoro oggi, non c’è paragone…”, sussurrò Lattuci ormai senza fiato.

Dietro la colonna che collegava la palestra al bagno turco, dove Tino si stava dirigendo per completare la sua serata in palestra dopo avere salutato Jimmy, Lattuci incrociò un viso noto, che subito riconobbe. Era l’Amministratore delegato della ditta concorrente. “Buonasera, anche lei qui?”, chiese Tino stupito e deferente…. “Buongiorno Lattuci –  disse l’Amministratore – ho deciso di iscrivermi anch’io, mi dicono che sia una buona palestra….e poi…dopo le giornate terribili che ho quotidianamente, un po’ di relax è necessario…riunioni su riunioni, sono più ore in ufficio che a casa, mia moglie non mi riconosce quasi più…”. “Capisco a cosa allude – riprese Lattuci – sono i ritmi frenetici della vita  moderna, ma lavorare tanto fa parte del nostro mestiere, è fondamentale, non dimentichiamolo…a volte penso che mi piacerebbe mollare tutto e ritirarmi su un’isola deserta…ma non lo faccio, sennò i suoi collaboratori mi rubano tutti i clienti!…”. Una risata corale chiuse il discorso, mentre i due uomini si diressero insieme verso il reparto saune. “Senta – riprese l’Amministratore con aria grave – forse sa già che l’ing. Codini è uscito dall’azienda, la direzione commerciale non era per lui, nonostante l’attenta valutazione che avevamo fatto si è rivelato un flop… sto cercando gente in gamba…e so che lei è tra i migliori. Le interessa il posto di Direttore commerciale da noi? Sono sicuro che lei sarebbe la persona giusta al posto giusto…”- Tino non riusciva ad aprire bocca dalla gioia e dall’emozione. Dopo qualche istante di silenzio riuscì a rispondere: “Certamente, sarebbe un onore, sa che da noi i problemi sono tanti…certo mi farà una buona offerta…”. “Su questo non ci sono dubbi, stia tranquillo: io so premiare i cavalli di razza…” fu la conclusione dell’Amministratore. 

Fissato l’appuntamento per definire i dettagli, Lattuci rientrò nello spogliatoio e  notò che qualcosa, nel suo armadietto (che non aveva chiuso) era in disordine. Pensò subito ad un furto e controllò il borsello. Non mancava niente. Si fece la doccia, si fermò al bar con alcuni amici ed uscì. Avviandosi alla macchina ancora fremente di gioia per la bella notizia e le eccellenti prospettive che gli si aprivano, istintivamente controllò la carta d’identità. Alla voce “professione”, dove troneggiava la scritta “manager” di cui era tanto orgoglioso, qualcuno che evidentemente lo conosceva bene aveva aggiunto a matita la frase “…DEL NULLA”. Lattuci rimase un attimo come stordito, ma poi riprese la strada verso casa: anche quella volta non aveva capito.

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