19. Il colloquio

Il pomeriggio di quel giorno – per Tino Lattuci – era importante. Lo aveva contattato una nota società di cacciatori di teste per la posizione di Europe General Manager per una grossa azienda della concorrenza. Sarebbe stato un bel salto in avanti, non c’è che dire. “Stavolta mi sento che è la volta buona” pensava Tino uscendo dall’ufficio verso le 14,30. “Così glie la faccio vedere, a Romani, che sta a lesinare un piccolo strameritato aumento…”- “Ragazzi, oggi pomeriggio prendo mezza giornata di permesso, sapete…mia moglie ha una visita e devo accompagnarla…”. Salutati così i collaboratori, l’ingegnere si diresse in centro, dove – in una via piuttosto appartata – aveva sede l’ufficio della società che l’aveva contattato.

“Speriamo – pensava Lattuci camminando lentamente dopo avere posteggiato in un garage affollatissimo – che non sia come quella volta che mi hanno chiamato per la posizione di Direttore esecutivo del sud Europa e poi, a conti fatti, si trattava di un sì e no di un lavoro di capufficio in una città di provincia…queste società di selezione…a volte non sono corrette…ti illudono…ma stavolta sarà sicuramente diverso…”. Arrivato al palazzo, suonò il campanello.

“Buongiorno, ho un appuntamento con il dottor Cipollini, sono l’ingegner Tino Lattuci”. La segretaria cui Tino si rivolse, molto affabilmente, lo pregò di accomodarsi in un salotto elegante e formale. Guardandosi intorno, Tino si sentì importante: poltrone in pelle, scrivanie antiche, quadri d’autore. “Che bello essere qui, sussurrò”. Dopo pochi minuti entrò un uomo sulla cinquantina, in t-shirt grigia (la stagione lo consentiva), jeans e scarpe da tennis blu. Presentatosi, aggiunse subito: “mi scusi per l’abbigliamento, ma sa, siamo in tensione con la nostra sede centrale, che ci taglia ogni giorno le risorse…allora noi protestiamo come possiamo…voi non mi date niente…e io mi vesto così”. “Si figuri”- replicò Lattuci un po’ spaesato, ma tutto sommato divertito dall’esordio del suo interlocutore.

“Come le hanno anticipato al telefono – riprese Cipollini – stiamo cercando una figura di alto livello manageriale per una grossa azienda del settore dove lei lavora attualmente. Siamo arrivati a lei che, per il curriculum, ci sembra potenzialmente un ottimo candidato. Mi racconti un po’ la sua storia professionale.” Tino cominciò a parlare ma dopo pochi secondi il telefono fisso sulla scrivania suonò e Cipollini, scusandosi, rispose. Si trattava di una richiesta operativa da parte della segreteria.

Un paio di minuti dopo, Tino proseguì la sua narrazione, toccando i vari aspetti dei lavori che aveva svolto: le sfide, i successi, il gruppo, i clienti. Cipollini lo seguiva e prendeva appunti, spesso lo interrompeva senza lasciargli finire il concetto, con dei “…quindi….e così…e per questo”. Tino, insomma, ebbe l’impressione di non avere di fronte una persona veramente interessata a capire, ma piuttosto qualcuno che cercasse conferme di qualcosa che aveva già in mente.

Non appena ebbe terminato di parlare, Cipollini riprese il discorso: “Le spiego brevemente di cosa si tratta. Dunque…”- in quell’istante il cellulare del dottore suonò e  lui – notato il numero sul display – si mise, anche fisicamente, sull’attenti e rispose: “Buongiorno dottore…sì…certo…va bene domani alle 10 al casello sud…certo…certo… sarò puntuale non si preoccupi. Arrivederci…”. “Scusi – chiosò Cipollini – ma era proprio il cliente per cui sto lavorando con lei. Sa, domani dobbiamo andare insieme a vedere dei candidati in un’altra città…ma veniamo a noi: la posizione è basata a Francoforte, coordina dieci manager di livello intermedio e riporta al Vice Presidente Europa. Se le interessa…”. Lattuci, con tono fermo e convincente confermò il suo alto interesse per quel posto e Cipollini, che improvvisamente sembrava avere fretta, lo salutò, accompagnandolo alla porta, con una strizzata d’occhio.

Lattuci, pur leggermente deluso dalla conduzione del colloquio,  era sicuro di avere il vento in poppa: “anche la strizzata d’occhio… – pensava –  non può non assumermi”. Appena risalito in macchina il suo cellulare squillò. Era la società di selezione.

“Buongiorno sono Lisa, ci siamo visti poco fa. Le chiedevo, a nome del dottore, se può inviarmi nuovamente il suo curriculum così lo giriamo all’azienda cliente. Sa, la copia che abbiamo il dottore non l’ha salvata…”. “Certo, lo faccio subito”, rispose Tino incuriosito dalla faccenda. “Sono a cavallo”, pensò il giovane rientrando a casa: “questa volta non sarà come con gli altri quattro colloqui che ho fatto quest’anno, di cui nessuno mi ha fatto più sapere niente”. E felice ed illuso si avviò verso una nuova  serata in famiglia.

Dopo tre settimane di silenzio – nelle quali Tino non pensava ad altro, avendo sempre il cellulare a portata di mano, in attesa della fatidica telefonata – si decise a chiamare lui la società di selezione, per avere notizie. “Buongiorno, sono Tino Lattuci, quasi un mese fa ho incontrato il dottor Cipollini per la posizione di Europe General Manager, non ho più sentito niente…mi può dare qualche informazione?”- “Sì Buongiorno…”  – la segretaria che aveva risposto proseguì immediatamente: “mi può ripetere il suo nome? – “Lattuci, sono Tino Cu-lot-ti” – “Guardi verifico e semmai la richiamo”. – “Grazie”. Ma nessuno richiamò mai. Né valsero ad avere notizie le altre quattro telefonate che Tino fece nelle settimane successive: “Lattuci? Verifico e se del caso la richiamiamo noi”.

Del posto di Europe General Manager non si seppe più nulla.

Ma l’ingegner Tino Lattuci – lo sappiamo – aveva un curriculum molto interessante e quindi ben presto un’altra azienda – questa volta direttamente – lo chiamò al cellulare. Si trattava di un posto di Direttore di stabilimento, posto interessante, non un grande passo avanti, ma comunque da sondare con attenzione. “Volentieri, allora giovedì alle 10” –  rispose così alla gentile segretaria che lo invitava per un colloquio conoscitivo. Questa volta l’entusiasmo di Tino non era alle stelle: il posto lo interessava ma non lo esaltava:  “però  – pensava – se mi danno  parecchio di più…”. Così il giorno fissato per l’appuntamento si presentò puntuale all’indirizzo prestabilito. La posizione – descritta nei dettagli dal suo interlocutore – si confermò interessante ma non esaltante; ma Tino, forse proprio perché non particolarmente teso, riuscì ad essere efficace nel parlare di sé, delle sue ambizioni e della sua carriera. “Bene, le faremo sapere in settimana” – concluse l’intervistatore.

Due giorni dopo Lattuci ricevette una chiamata che gli confermava un secondo appuntamento per il giovedì successivo alle 17. Fu felice della cosa ma freddo, per i motivi che sappiamo. Il giorno del colloquio, però, un impegno improvviso (Romani lo aveva convocato d’urgenza) gli impedì di essere presente all’appuntamento. 

Chiamò la gentile segretaria e le spiegò il problema. “Non si preoccupi, la richiamo io appena il dottore mi dà la sua nuova disponibilità” – rispose la ragazza. Lattuci attese qualche giorno, ma nessuno richiamò. Incuriosito dalla cosa, attese ancora un paio di giorni poi si decise a telefonare. “Senta – disse alla voce che rispose – sono Tino Lattuci, la chiamo in relazione al colloquio della  settimana scorsa. Non ho più sentito niente….la cosa è ancora in piedi? – “Guardi, non so, la richiamiamo noi”, rispose la voce dall’atra parte dell’apparecchio, smarrita e quasi seccata. Tino considerò nel suo intimo finita la cosa. Così, non si stupì più di tanto quando – qualche giorno dopo –  la solita ragazza lo chiamò dicendo, molto gentilmente: “E’ l’ingegner Lattuci? Senta la chiamo a nome del Dottore. Volevamo dirle che lei non ha superato la selezione, quindi non ci sarà un secondo colloquio. Mi dispiace”.

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