Il pomeriggio di quel giorno prevedeva l’incontro con diversi candidati per una nuova posizione, che l’azienda aveva vacante e che avrebbe riportato direttamente a Lattuci. L’azienda si era rivolta ad una società di selezione che aveva provveduto a scremare i candidati e ad individuare una short list di tre persone tra le quali Lattuci avrebbe dovuto scegliere il suo futuro collaboratore . Si trattava di un onere importante per il futuro aziendale: un inserimento sbagliato significava costi, delusioni, perdite di tempo.
“Si accomodi pure”, disse Lattuci al primo candidato, facendolo entrare nella sua stanza. “Come le hanno anticipato al telefono stiamo cercando una figura di alto livello manageriale. Siamo arrivati a lei che, per il curriculum, ci sembra potenzialmente un ottimo candidato. Mi racconti un po’ la sua storia professionale.” Il primo candidato cominciò a parlare ma dopo pochi secondi il telefono fisso sulla scrivania suonò e Tino, scusandosi, rispose. Si trattava di una richiesta operativa da parte della segreteria. Un paio di minuti dopo, il primo candidato proseguì la sua narrazione, toccando i vari aspetti dei lavori che aveva svolto: le sfide, i successi, il gruppo, i clienti. Tino lo seguiva e prendeva appunti, spesso lo interrompeva senza lasciargli finire il concetto, con dei “…quindi….e così…e per questo”. Il primo candidato ebbe l’impressione di non avere di fronte una persona veramente interessata a capire, ma piuttosto qualcuno che cercasse conferme di qualcosa che aveva già in mente. Non appena il primo candidato ebbe terminato di parlare, Lattuci riprese il discorso: “Le spiego brevemente di cosa si tratta. Dunque…”- in quell’istante il cellulare di Tino suonò e lui – notato il numero sul display – si mise, anche fisicamente, sull’attenti e rispose: “Buongiorno Pietro…sì…certo…va bene domani alle 10 al casello sud…certo…certo… sarò puntuale non preoccuparti”. E riprese a parlare, questa volta senza scusarsi. Dopo avere verificato l’interesse del candidato alla mansione, lo congedò assicurando una risposta in tempi rapidi.
Il colloquio fu condotto allo stesso modo con gli altri due candidati che, nel corso del pomeriggio, si alternarono negli uffici dell’azienda. Nel corso del terzo colloquio – erano le 17 e 30 – Claudia bussò alla porta ed annunciò a Tino la sua partenza. “Chiudi tu anche oggi?” – chiese la ragazza al principale. “Sì, va bene…non preoccuparti…anche oggi mi tocca fare il custode…”, rispose il capo guardando il suo interlocutore e strizzandogli l’occhio in segno di intesa. Congedandolo, Tino assicurò anche a lui – come agli altri due candidati – una risposta in tempi brevi.
Ma l’azienda, di lì a poco, cambiò strategia e l’inserimento di una persona non fu più necessario. Lattuci si rigettò nel mare della sua operatività quotidiana e nessuno dei tre candidati ebbe più notizie del lavoro.