9. Il ricordo

Rientrato in ufficio, Lattuci si sedette e aprì il cassetto. Cercava l’accendino, ma si imbatté – casualmente – nell’agenda di due anni prima. La aprì a caso sulla data in cui avvenne la sua promozione nel ruolo attuale. In quel momento, quasi come un flash, un insieme di ricordi e di sensazioni si impadronì di lui.

Era un marzo soleggiato. Si era appena diffusa la notizia che Alberto Trina – il predecessore di Lattuci nel ruolo di Regional Manager Director dell’azienda – aveva dato le dimissioni. Alberto era un tipo molto in gamba, che se andava non condividendo più la linea della direzione aziendale. Tino, da quando era in azienda, soffriva di un forte complesso di inferiorità nei confronti di Alberto. Inutile dire, quindi, che l’uscita di quest’ultimo gli apriva il cuore e le possibilità di avanzamento. La società soppesò attentamente i pro ed i contro della scelta (si valutò tutto: “dà fastidio?”; “a chi è legato?”; “chi scontentiamo nominandolo?”; “quanto ci costa?” , solo non ci si chiese se il candidato fosse in grado di sostenere quel ruolo) ed alla fine nominò Lattuci al posto dell’uscente Trina, che sarebbe rimasto in azienda ancora qualche giorno, per sbrigare le faccende correnti e seguire il passaggio di consegne.

Appena avuta la notizia, Tino si avventò nella stanza di Alberto – che in quel momento era fuori ufficio – e si sedette sulla sedia, spostò le cose del collega uscente in un cartone e si sentì trionfare: adesso il capo era lui.

Il giorno seguente, quando Alberto entrò, vide la novità. Gelido, entrò nell’ufficio e disse a Lattuci: “Cosa fai lì seduto? Entro 10 minuti mi devo risedere al mio posto, altrimenti vi saluto oggi stesso”. Tino, con voce stridula e fioca, balbettò qualche cosa: “sai…mi hanno detto…adesso ci sono io…parla con l’amministratore…io non c’entro…”. Fu quello che Alberto fece immediatamente: “Dottore, buongiorno. Torno in ufficio e lo trovo occupato, senza che nessuno si sia degnato di avvertirmi…cosa devo pensare? Le dico solo che se entro 10 minuti rientro nel mio ufficio, bene, altrimenti me ne vado immediatamente, senza passaggio di consegne. Mi faccia sapere”. I 10 minuti passarono e Trina – deciso – se ne andò senza salutare Lattuci, che pavidamente se ne stava seduto con il viso schiacciato sullo schermo del computer.

Dopo parecchio tempo, ormai, Tino era assorto in questi pensieri. “Ho fatto proprio bene a tenere duro” – pensò – “che maleducato quell’Alberto…per fortuna se ne è andato…altrimenti lo appendevo alla parete. Sono un duro, io…”.

ufficio, bene, altrimenti me ne vado immediatamente, senza passaggio di consegne. Mi faccia sapere”. I 10 minuti passarono e Trina – deciso – se ne andò senza salutare Lattuci, che pavidamente se ne stava seduto con il viso schiacciato sullo schermo del computer. Dopo parecchio tempo, ormai, Tino era assorto in questi pensieri. “Ho fatto proprio bene a tenere duro” – pensò – “che maleducato quell’Alberto…per fortuna se ne è andato…altrimenti lo appendevo alla parete. Sono un duro, io…”. 17

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