Arrivato in ufficio come sempre molto presto, Tino trovò un messaggio nella segreteria del telefono fisso. “Ciao Tino, sono Filippo. Hai il cellulare staccato e volevo sentirti per quel resoconto che va fatto entro oggi. Chiamami appena puoi, per favore!”. “Ah già, ci mancava anche questa scocciatura” – pensò Lattuci ascoltando con attenzione.
Filippo era addetto uno degli addetti al controllo di gestione dell’azienda. Da un paio di mesi la riorganizzazione voluta dal nuovo Amministratore delegato prevedeva che i controller di area riportassero direttamente alle Direzioni regionali, quindi Filippo era a tutti gli effetti un collaboratore diretto di Tino, riportava a lui gerarchicamente come Beatrice, Gino ed Emanuela. Ma Lattuci, che non aveva nessuna esperienza di controllo di gestione, tendeva a dimenticarsi di quel nuovo collaboratore. Filippo era un serio professionista tra i trenta ed i quarant’anni, con una preparazione completa ed una professionalità seria e matura. E Lattuci lo guardava come si guarda una cosa ignota: con paura ed intima invidia. Per questo, aveva rimandato costantemente – per mesi – la presa di coscienza del fatto che il suo ruolo – oggi – non fosse più quello di ieri , ma prevedesse un impegno preciso e serio in un settore aziendale fondamentale come il controllo di gestione.
Filippo – che aveva l’ufficio presso la sede centrale – ogni tanto si faceva sentire, sollecitava qualche incontro, la messa a punto di strategie e tattiche, ma Lattuci si teneva sul generico: non conosceva e perciò non si esponeva; lasciava fare al giovane, che andava avanti come sempre, ma che iniziava a stancarsi di quel capo-non capo e della solitudine professionale nella quale la nuova organizzazione l’aveva cacciato.
“Ciao Filippo, eccomi qua…!” – Tino aveva subito richiamato il collaboratore: “…per quel resoconto…penso che vada bene se procedi come l’altra volta…sì, aggiorna solo i dati…non è così importante…solo non parlarne con Gino, che la cosa rimanga tra noi…è meglio che non lo sappia… intanto mandamelo via mail, poi ne parliamo quando ci vediamo…” . Solo che non si vedevano mai: Filippo si era ormai rassegnato ed in qualche modo stava al gioco del suo capo, facendo finta di fare qualcosa da vedere poi , quando si sarebbero visti, sapendo che non si sarebbero visti mai . “Comunque – concluse Lattuci – quando vuoi chiamami pure a qualsiasi ora, sai che fai parte integrante del gruppo, sei dei nostri! Ciao, ciao, a presto”.
Detto questo, riattaccò e cancellò immediatamente dalla sua testa ogni impressione, valutazione, riflessione inerente il controllo di gestione: “qualcosa succederà anche qui prima o poi, intanto lasciamo che le cose vadano avanti così”- pensò prima di occuparsi d’altro.