Poliziotti

“Ricordati che in ogni Tedesco c’è un poliziotto” mi diceva spesso, appena arrivato in Germania, un mio conoscente tedesco.

E mi citava tanti esempi: quello dell’amico che – comprata un’auto nuova e parcheggiata sotto casa per la prima volta – si era visto arrivare a casa la polizia perché un vicino aveva segnalato “qualcosa di strano”: un’auto diversa dalla solita posteggiata nel parcheggio condominiale; o la scena, tipicamente tedesca, del passante che si ferma ad osservare mentre posteggi, con l’obbiettivo di verificare se – manovrando – per caso non sfiori una delle automobili tra le quali inserisci la tua, per segnalarlo all’autorità competente.

Io stesso, in tanti anni di Germania, ho verificato questa tendenza: come quella volta, quando arrivò in ufficio la polizia perché qualcuno aveva segnalato il mio numero di targa come “sospetto”: avevo posteggiato, fuori dalla mia palestra, la mia automobile vicino a quella del delatore che aveva verificato, successivamente, il non funzionamento dei suoi sensori, pensando che forse la mia macchina, in fase di manovra, avesse urtato la sua (il poliziotto verificò la non coincidenza delle altezza delle due automobili e mi scagionò dicendomi che avrei potuto – a mia volta – citare il delatore per il disturbo provocatomi).

Tante sono state le riflessioni – negli anni – sulle differenza con gli Italiani, mai attenti alle cose comuni, alla disciplina, dove nessuno farebbe mai cose simili. Oggi, in Germania vedo un progressivo allontanarsi da questo modello ed un’ “italianizzazione” dell’approccio a queste cose. Di contro, in Italia noto una “tedeschizzazione” incipiente (pensiamo al fisco o ai recenti provvedimenti anti Coronavirus ed alla voglia di denuncia e di delazione che è scoppiata negli Italiani).

Ma questo scambio di approcci è un bene?

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