Frau Schmidt

Ricorderò sempre il giorno in cui, un paio d’anni fa – incontrando per l’ennesima volta la direttrice della mia banca, in Assia – notai con sorpresa che, nel badge di riconoscimento, aveva scritto un cognome diverso da quello che conoscevo da anni. Mi spiegò che, qualche giorno prima, si era sposata e quello che vedevo era il cognome del marito. Si trattava di una giovane che in Italia definiremmo “in carriera”: buoni studi, eccellente posizione e ottime prospettive professionali. Il marito, scoprii col tempo, faceva il capo magazziniere. Questo, in Germania, è normale, come è normale che le donne, per esempio al supermercato, o negli indirizzi in calce alle corrispondenze con Enti pubblici, siano identificate come “Frau Schmidt, Frau Schultz” ecc. Si è sempre fatto così e si continua a fare così.

Donne autonome e moderne, quindi, con una posizione sociale talvolta addirittura più “forte” di quella del marito, che ritengono che non facendo qualcosa che si è sempre fatto perderebbero (loro personalmente, il loro mondo, il loro Paese) più di quanto guadagnerebbero. A prescindere dai contenuti concreti del titolo, del nome e del mondo che cambia.

Come suona diverso – tutto questo – da quello che vediamo in Italia, dove è già un problema definire qualcuno come “donna”, figuriamoci pensare di cambiare un cognome dopo il matrimonio.

Mi sembra che questi particolari rispecchino esattamente le differenze tra i due popoli. L ´ italiano, attento più alla forma che alla sostanza (parole, parole, parole), sempre in cerca di qualcosa di nuovo (donna-uomo- qualcos ´´ altro); il tedesco, attento alle tradizioni (si è sempre fatto così ed e bene che si continui a fare così, anche se il mondo è un altro), pragmatico, legato alla sostanza.

Ed è questo, credo, il succo del “sentire conservatore”, sentimento che noi Italiani ignoriamo e che invece i tedeschi hanno nel proprio DNA.

Non so cosa sia meglio o peggio, non so quale dei due atteggiamenti accompagni più coerentemente gli sviluppi sociali del nostro tempo. Ma so che i veri rivoluzionari sono spesso i conservatori e che una signora a capo del governo (degna di esserlo e che, tra l’ altro, porta orgogliosamente il nome del primo marito) si trova a Berlino, non a Roma.

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