Estate 2020

La strana estate di quest’anno non ha offerto molto, dal punto di vista musicale. Per me, cinque serate areniane e una serata napoletana.

A Verona – dove l’Arena semivuota da un lato risultava inquietante, dall’altro era ancora più bella, complici i bellissimi giochi di luce sempre presenti – ho ascoltato e visto, nell’ordine, il concerto inaugurale (molta emozione, musicalmente poco senso: troppi cantanti, troppi direttori, troppo coro immascherato), la serata Wagner (Kuhn pesante ma intenso), la serata Verdi (con Oren, che ha dimostrato ancora una volta di essere l’unico a sapere fare suonare l’orchestra – in ogni circostanza – in Arena) e le due serate conclusive: il Gianni Schicchi con Nucci e la serata Domingo. Queste due sono state le vette della serie: i due ottuagenari sono in forma smagliante e ammaliano ancora. Domingo, chiaramente, con una finezza e perizia di canto superiori (Germont da brividi), Nucci con forza e fiati impressionanti (la cantina di Figaro del bis, veramente strepitosa). Chapeau! Dopo di loro, il diluvio.

A proposito di diluvio, Napoli.

L’Aida che ho visto a fine luglio, con un cast sulla carta eccezionale (Kaufmann, Pirozzi, Rach), è stata una sostanziale delusione.

Pubblico scarso, per niente competente, disinteressato, quando in qualsiasi parte del mondo, con un cast così, si avrebbe avuto il tutto esaurito in poche ore. I cantanti con microfono invadente. Kaufmann truculento come sempre, la Pirozzi non adatta al ruolo, ottima la Rach. Mariotti il peggiore in campo. In generale, la conferma che all’aperto solo a Verona si riesce a fare qualcosa di veramente buono.

Nel complesso, un buon risultato per i tempi di “guerra” in cui viviamo; ma l’arte e la musica sono tutt’altra cosa.

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